venerdì 27 agosto 2010

Il Partito Democratico si liberi dei cattolici non democratici

Nell'intervista a Fioroni sul Corriere, l'ex Margherita afferma:

«Vedo ancora il rischio che il Pd diventi un contenitore della sinistra progressista, rinunciando a rappresentare moderati e cattolici e affidando questo compito ad alleati futuri, come l'Udc di Casini».

«Il Pd esiste finché ci sono dentro i moderati e i cattolici, elemento fondante del partito. Lavoriamo piuttosto per accogliere moderati e cattolici che lasceranno la destra, stretti fra il martello di Bossi e l'incudine di Fini».


Tutti si chiedono cattolici si cattolici no, ma nessuno si domanda cattolici come. Fino a prova contraria i cattolici del PD sono attualmente responsabili di una serie di sconfitte disastrose. Affossamento legge sull'omofobia, mancata legge sulle coppie di fatto, assenza di posizioni specifiche su testamento biologico ed eutanasia, senza contare il fatto che in qualche intercettazione ogni tanto vengono fuori anche loro.
Se rappresentare i cattolici significa essere una sorta di pattuglia filovaticana nel PD, così come hanno dimostrato sin'ora, costoro devono innanzitutto comprendere che il mondo cattolico non è più come credono. Purtroppo, l'obiettivo di una certa politica, non è quello di rappresentare i cattolici in senso lato, ma di difendere una serie di interessi di nicchia legati in modo inscindibile ad una cultura fondamental-cattolica più o meno velata, che trova la sua forza in una parte della popolazione ancora legata ai vecchi canali di informazione, principalmente presente nei piccoli comuni, e colpevolmente affogata in una grassa ignoranza.
La maggior parte dei paesi europei ha mostrato come i cattolici, al di là delle posizioni specifiche, possono comportarsi in modo responsabile; primo su tutti l'esempio della Germania, dove, con un partito cattolico al governo, esiste una legge sul testamento biologico ed una tutela per le coppie di fatto. Il fatto è semplice: più denso e profondo è il potere temporale del Vaticano, più è necessario difenderlo con una cultura semplice, intoccabile, intrisa di storia montata ad arte e fondata su slogan facilmente spendibili. Insomma, l'età contemporanea e il progresso hanno sicuramente un lato positivo, il fatto che certe mostruosità storiche vengano allo scoperto: come il 25% di immobili non soggetti al fisco a Roma. In Italia, avendo le contraddizioni più eclatanti di tutta la storia cattolica, c'è anche bisogno di un'ignoranza altrettanto eclatante per coprirle. Una dimostrazione è stata la campagna oscurantista dei vescovi sul caso Englaro, che ha letteralmente stravolto la realtà dei fatti. Ed ecco allora tutte le varie compagini "sicario" che opera nel "sottobosco" della fede, CL, Opus Dei e così via.
Tuttavia, il mondo cattolico, oggi, non è solamente quello che vorrebbe rappresentare Fioroni. Si tratta si una categoria sociale estremamente vaga e stratificata, in cui prevale un elemento su tutti: la disinformazione. Esiste sicuramente una vasta area del mondo cattolico pronta a comprendere culturalmente certi cambiamenti e a volgersi in una direzione completamente diversa da quella tracciata da Ratzinger. Ma il rinnovamento sembra attualmente molto lontano dal palcoscenico di San Pietro.
Se rappresentare i cattolici significa riuscire nell'impresa di muoversi lungo la strada della laicità e di una politica seriamente riformista e sopratutto priva di veti, ben vengano Fioroni e gli altri.

Se invece si vuol rimanere una sorta di mini alternativa papista all'UDC all'interno del PD, per farlo rimanere una sorta di "mega discount" della politica dove si trova tutto e niente, allora sono convinto che il Partito Democratico farebbe bene ad individuare delle serie linee programmatiche su quegli argomenti che fin'ora lo hanno dilaniato e ad escludere quei cattolici che non si allineano, dovesse costare la fuga dell'intera ex margherita. L'Italia ha bisogno di un grande partito riformista, laico e con idee chiare, un partito che inizi seriamente a richiamarsi alle grandi esperienze della sinistra italiana, come Berlinguer, e a condannare le tristezze storiche come Craxi. Con questi presupposti non è certamente possibile realizzarlo. La laicità è alla base del rispetto reciproco di tradizioni, culture e valori diversi. Un fondamento di democrazia. In poche parole, possiamo dire che un cattolico che ostacola la crescita della cultura laica di un partito per garantire un 7-8%, non è per definizione democratico, per cui è il primo ad autoescludersi dal PD, Partito Democratico, per l'appunto. Si tratterebbe inoltre di una ventata di chiarezza, qualcosa che in politica è ormai un bene raro, e chissà se forse non si risveglierebbe una parte di quell'esercito di astenuti, che nessuno ormai sembra più considerare.

Rosario Coco

http://www.corriere.it/politica/10_agosto_27/il-leader-ci-serve-garibaldi_9592dd9e-b1a5-11df-a044-00144f02aabe.shtml

mercoledì 18 agosto 2010

Cossiga. Ricordare uno scandalo.




Alla sua morte, Cossiga va ricordato per quello che è. Una parte della nostra Italia, nel bene e nel male, fatta di una politica primitiva, occultista, spesso complottista e salottista, dove ogni evento veniva gestito come una pedina dall'alto di qualche stanza. Va ricordato come emblema di uno scenario che esiste ancora oggi e deve essere superato.
Ma quello che in questi giorni sta sfuggendo, è l'assurda dichiarazione con la quale Cossiga ha rivelato alla stampa il metodo anti-sommossa utilizzato da lui stesso contro studenti e manifestanti dall'aspetto troppo "rosso". Si tratta di un piano differente. Queste cose è certamente grave farle ed esserne coartefice, ma Cossiga non era certamente il solo. Ma andarle a raccontare ai giornali come ricetta "doc" per trattare i manifestanti, fa di questo personaggio un vero e proprio scandalo della storia democratica del nostro Paese, una storia giovane, che certamente deve essere in gran parte ancora scritta. Ma la storia della democrazia si fa sopratutto educando l'opinione pubblica; da questo punto di vista l'intervista di Cossiga rilasciata a Nazione-Giorno-Resto del Carlino il 23-10-08 è una sorta di esplosione atomica su quel poco di cultura democratica che esiste nel nostro paese e sulla debole immagine internazionale della nostra Italia.
Se fosse possibile, andrebbe privato del titolo di Presidente Emerito della Repubblica.



L'intervista:
Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitito Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».

Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».

Quale incendio?

«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E' dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...

«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

[Fonte: Intervista di Andrea Cangini per «Quotidiano nazionale»]


http://www.senzasoste.it/politica/i-consigli-di-cossiga-infiltrare-tra-gli-studenti-agenti-provocatori-pronti-a-tutto


http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=790:bisogna-ringraziare-cossiga&catid=2:editoriali&Itemid=4

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