domenica 21 novembre 2010

Università, ecco dove andiamo: il Politecnico di Milano chiede fondi ad ex laureati e ricercatori precari.


Tra i piccoli grandi indizi circa la direzione che la nostra Italia sta prendendo, c'è una lettera inviata all'Ing. M. M., di cui tralasciamo il nome, firmata dal Rettore del Politecnico di Milano. Si chiede una donazione di almeno 100€ per il finanziamento delle borse di studio, nell'ambito della “Campagna permanente di raccolta fondi a favore della Scuola di Dottorato del Politecnico di Milano”. Si tratta di una campagna rivolta agli ex laureati, sull'esempio di un neo- ingegnere che avrebbe preso l'iniziativa. La realtà particolare è descritta nuda e cruda: “Nel 2009, solo il 50% dei giovani idonei a frequentare la Scuola di Dottorato ha avuto accesso a una borsa di studio: dei 186 candidati a cui non è stato possibile finanziare il progetto di ricerca, 115 non hanno potuto iscriversi per mancanza di mezzi. Molti di essi hanno dovuto cercare un dottorato finanziato all'estero”. Si prosegue spiegando, nemmeno tanto tra le righe, che il destino del Politecnico e della sua tradizione è appeso praticamente a donazioni e contributi. E' a questo che siamo arrivati, tuttavia non troviamo nessun cenno alla realtà generale, ovvero il fatto che ormai il nostro Paese ha smesso di investire nell'innovazione e nella ricerca, in tutti i settori, perchè si tratta evidentemente di qualcosa che non è tra le priorità di chi ci governa, e forse va anche in contrasto con determinati interessi particolari. Dulcis in fundo, mercoledì 17 novembre, sul Fatto Quotidiano, appare un articolo che ha per protagonista la ricercatrice Marta Petroboni. Nonostante attenda ancora il pagamento di 800€ per l'anno di didattica svolto e appartenga a quella classe di ricercatori sfruttati che trainano l'insegnamento universitario in Italia senza potersi progettare un futuro, ha ricevuto anche lei medesima lettera, in cui le si chiede la donazione. In allegato c'è il bollettino postale, con una breve descrizione della situazione, in si cui spiega che effettuare una donazione è “risposta più efficace per contrastare la fuga dei nostri giovani più brillanti verso centri di ricerca esteri e fornire maggiori opportunità di crescita a tutto il Paese”. Una situazione che ha del grottesco, del surreale, del vergognoso. Sembra che si punti ormai ad una competizione tra infinite fasce di poveri nella quale si perda di vista il vero problema. La migliore risposta alla “fuga dei cervelli”, non sta assolutamente nell'elemosinare 100€ agli ex laureati e a coloro che possibilmente sono in condizioni altrettanto precarie. La domanda che sorge spontanea, oggi, è “quanti rettori abbiamo sentito scagliarsi con forza contro le dissennate scelte del governo, per cui la formazione dev'essere di pochi, elitaria e privata, costi quel che costi, e contro il denaro investito in grandi opere, spese militari e scuole private?” Quanti rettori sono balzati in aria, anche solo per il principio, di fronte alla nota di Tremonti del 2 novembre, che garantiva 250 milioni di € “ad hoc” per le paritarie? E' questo che si dovrebbe fare prima di avviare questo genere di campagne. Avessimo letto magari nella lettera qualcosa del tipo “nonostante la protesta”, nonostante una “strenua opposizione”, “per colpa di certe scelte siamo costretti a”. Sarebbe stato diverso. Nel modo in cui viene presentata, invece, sembra quasi che questa situazione sia una calamità naturale, quando è invece frutto di qualcosa di anche “troppo umano”, per dirla con Nietzsche. Il miglior modo per confondere le responsabilità.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/15/strane-storie-il-politecnico-...

Rosario Coco

venerdì 19 novembre 2010

Evoluzionismo 2010...

Sintesi dell'intervento di Telmo Pievani il 27 maggio 2010 a Reggio Emilia, nell'ambito del ciclo di conferenze "Elogio della laicità e del pensiero critico"

martedì 2 novembre 2010

LA SFIDA DI OBAMA E LE ANOMALIE DELLA DEMOCRAZIA


Mentre noi nella nostra piccola italietta siamo costretti a giochicchiare tra il bunga bunga e il parlamento in vacanza, oggi 02-11-2010, dall'altra parte del mondo si gioca una partita fondamentale, dove il Presidente forse più innovatore e progressista degli Stati Uniti si trova a fronteggiare nelle elezioni del Midterm l'avanzare del Tea Party, il movimento neoconservatore di estrema destra che sta culturalmente e materialmente fagocitando i repubblicani e che fa appello ai peggiori istinti razziali e nazionalistici a base di fondamentalismo-cristiano.

In Italia abbiamo certamente delle "destre" che stanno più o meno assumendo questo atteggiamento, ma dobbiamo sempre guardarci intorno, perchè ci sono fenomeni inquietanti nel mondo anche in quelle democrazie che sembrano funzionare meglio della nostra. Crisi e paura, sono i due cavalli cavalcati dai repubblicani. Tuttavia il loro partito sta subendo un decadimento morale che per certi versi e con le dovute proporzioni si avvicina al nostro PDL. Obama paga in parte alcune errori del suo partito, la crisi strutturale degli Stati Uniti, i pantani di guerra ereditati da Bush e la difficoltà di adempiere a tutte le proprie promesse in soli due anni. Certo, se confrontiamo i due anni di Obama con quelli di Berlusconi, non c'è partita. La riforma sanitaria inserita in quel contesto e in quella mentalità, vale tre rivoluzioni. L'equivalente in Italia come impatto culturale sarebbe forse l'introduzione dell'ICI e delle altre imposte per la Chiesa.

Quello che dobbiamo comprendere è che, se in Italia abbiamo avuto una delle peggiori derive democratiche della Storia mondiale, i "semi" delle anomalie della democrazia sono molto più profondi di un Berlusconi, ma anche della stessa cricca che lo sostiene e del comitato di interessi di stampo criminal-mafioso alle spalle, che gli ha permesso di impossessarsi dell'informazione. Il virus latente della democrazia è culturale. La società occidentale deve rendersi conto è necessaria una nuova campagna di sensibilizzazione etica, che sia in grado di fare da contro-altare a questo fondamentalismo-cattolico-cristiano che in Europa come in America sta facendo nascere gruppi razziali e reazionari. E' necessario che certe autorità religiose come la stessa Chiesa Cattolica cambino completamente registro. Se vediamo le posizioni del Tea Party sui temi etici, praticamente sono quelle di Ratzinger. Ma una nuova etica pubblica dovrà avere dei veri pilastri laici, dovrà fondarsi sulle costituzioni scritte in occidente sin dal 1789 e su un approfondimento di esse che colga tutto quello che possono insegnarci le tradizioni degli altri continenti, che chieda aiuto, perchè no, anche a quella filosofia non troppo accademica che a volte riesce a parlare anche ai più (solo due esempi, Levinas-Foucault). Dovrà realmente porre in atto tutto il potenziale di democrazia che internet e la rete possono offrire, cercando di cogliere il meglio da quei fermenti di avanguardia come il partito "pirata" europeo, linee di pensiero come il movimento "ZeitGeist" e tanti altri, che hanno sicuramente le loro ragioni.

Su questo punto, e forse sorprenderò qualcuno, credo che l'Italia abbia una marcia in più. Nonostante la devastazione incredibile che sta subendo, sul piano dei contenuti, il nostro sistema di Istruzione è sempre stato superiore a quello americano e a molti tra quelli europei e mondiali. E' sempre stato eccessivamente teorico, è vero, e i problemi degli ultimi anni riguardano certamente l'immobilismo, l'aggiornamento dei programmi, l'organizzazione, i finanziamenti, il mondo del lavoro. Pensiamo tuttavia a quanto era apprezzata, prima della riforma Gelmini. la nostra Scuola elementare e pensiamo a quanti ricercatori, studiosi e tecnici abbiamo portato in tutto il mondo. Forse ancora siamo in tempo, a condizione di una svolta anche dolorosa, per recuperare una tradizione culturale di formazione che per i suoi contenuti straordinari può a mio avviso dire moltissimo in questo dibattito sui fondamenti dell'Etica pubblica. Basta vedere i programmi (ormai però spesso sulla carta) di Storia, Letteratura, Filosofia che esistono nei nostri Licei. E' difficile trovarli in America come nel resto dell'occidente. E' un modello da recuperare e in gran parte da esportare.

Dobbiamo sbrigarci a chiudere questa fase nera della repubblica, perchè sta distruggendo ogni riflessione politica e ci sta impedendo di seguire gli sviluppi della modernità, della scienza, della tecnologia, del dibattito etico mondiale. Ci sta portando indietro in tutti gli aspetti del progresso. Dobbiamo essere mentalmente già liberi da questa gabbia ed assumere la dignità di farci ascoltare da tutto il mondo per quello che siamo, non mafia, pizza, spaghetti e bunga bunga, ma il Paese con più memoria e saggezza del mondo. Altrimenti, il nostro potenziale rischia di non avere i mezzi per esprimersi e di scomparire definitivamente dalla storia della cultura.

lunedì 1 novembre 2010

E' DAVVERO IMPOSSIBILE DIALOGARE CON I BERLUSCONES?

Leggendo un commento ad un articolo sul "Bunga Bunga" di Leonardo Tondelli, blogger dell'Unità, mi sono chiesto se veramente è possibile far ragionare certa gente.

http://leonardo.blog.unita.it//La_bufala_del_bunga_bunga_1696.shtml

Il commento è della serie "non ne vale proprio la pena tanto sono capre e/o invasati e c'è molto altro da fare" . Però ho pensato che forse è necessario ricominciare a porsi il problema di parlare con queste persone, pena l'autoreferenzialità, anche spiegando l'ABC, non perchè siamo maestrini, ma perchè leggiamo la Costituzione. Spesso infatti è una questione di indifferenza e impreparazione di base sulla politica, unita ad una sorta di "cotta" mentale per il "capo". Inoltre credo che il futuro sarà anche di quelli che riusciranno a parlare a quell'altra parte "smarrita" dopo la caduta del capo carismatico. Ho voluto quindi condividere la mia risposta a questo utente.

ECCO IL COMMENTO DI TALE "SLY"
"se saltassero fuori foto compromettenti di niki vendola con un tutù e tacchi a spillo con un compagnetto brasiliano si parlerebbe di scandalo o cisi appellerebbe al diritto di privacy ? probabilmente la seconda.
La sinistra da tempo non fa politica, non propone idee in cui credere ma fa solo moralismo bigotto ed i famosi 2 pesi 2 misure."

ECCO LA RISPOSTA CHE HO PROVATO A DARE (non ancora pubblicato)

Caro SLY,

bell'esperimento mentale, proviamo a ragionarci. Allora, se l'ipotetico compagno brasiliano di Vendola in tutù fosse finito in arresto e Vendola avesse telefonato in Questura per farlo rilasciare, la cosa assumerebbe la stessa importanza. O, ancora, se il compagno brasiliano fosse uno dei prossimi candidati di SEL in parlamento o da qualche altra parte (caso D'Addario e non solo), idem. Inoltre, se i tanti amici brasiliani di Vendola entrassero serenamente senza alcun controllo nelle residenze ufficiali, anche lì, stessa cosa.
Ultima cosa, se Vendola avesse fatto propaganda spudorata sfruttando il proprio privato e la propria (falsa) vita familiare (vedi l'opuscolo del 2001), anche in quel caso sarebbe da condannare.

Purtroppo, tutte le volte che sono venute a galla certe vicende sul caro Silvio, non c'è stata una sola volta che non si siano mischiate indissolubilmente con affari pubblici. Possiamo farci rappresentare in Europa, in parlamento e nelle regioni dalle amiche/escor di Silvio? Possiamo rischiare crisi diplomatiche con altri Stati per un abuso d'ufficio così lampante? Senza contare che l'uso che Berlusconi ha fatto del suo privato, gli impone una coerenza politica che non può più porsi certi limiti di privacy.

Per finire il nostro esperimento mentale, dunque, il nostro Vendola, beccato in tutù e tacchi a spillo con il brasiliano, sarebbe solamente un politico in forte imbarazzo, ma, salvo non ne avesse combinata una delle precedenti e non ci avesse messo in mezzo auto blu, cocaina e simili, potrebbe tranquillamente dire "sono fatti miei", specie per il fatto che ha fin'ora parlato della sua vita privata con grande riservatezza e senza farne propaganda."

Che ne pensate?

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