martedì 24 settembre 2013

L'EURO E LA DESTRA CHE DIVENTA KEYNESIANA













Il centrodestra si attrezza e supera a sinistra. E' ormai un dato di fatto. Ecco perchè. 
Ieri ho assistito al convegno organizzato alla Link Campus University dal gruppo Asimmetrie, in cui si è presentato il "Manifesto di Solidarietà Europea" promosso tra gli altri dagli economisti Bagnai, Rinaldi, Borghi. Presenti anche Giuseppe Guarino, oltre a numerosi profili internazionali anch'essi firmatari del documento, tra cui  Olaf Henkel, ex presidente degli industriali tedeschi, Kawalec, viceministro delle finanze polacco.
Tra i politici nostrani, invitati La Malfa, Alemanno, insieme all'ex più volte ministro e sottosegretario Scotti, presidente della Link Campus. 

Il presupposto è chiaro: l'euro ha oggettivamente fallito e la lettura che viene fatto è quella di un grave errore politico ed economico che rischia di vanificare tutte le conquiste dell'integrazione europea fino al 1992, come il mercato unico. Superare l'euro per salvare l'europa, quindi, una lettura ben diversa dal nazionalismo estremista ed euroscettico che già conoscevamo. Le analisi si susseguono impietose: la moneta unica non è capace, per diversi motivi, di venir incontro alle esigenze di economie e culture fiscali differenti, oltre a togliere il  potere ai singoli stati di perseguire le proprie politiche monetarie. Henkel ammette: "nel 1998 incontrai Prodi, Amato e Ciampi e mi feci convincere che l'Italia era "pronta" per l'euro. ho sbagliato. Ma in Germania hanno voluto l'Italia nell'euro solo per ridimensionare un concorrente economico nelle esportazioni, che all'epoca era molto competitivo".












Insomma, questo euro fatto a misura teutonica, una sorta di garanzia posta alla temuta unificazione tedesca del 1990, ha sortito l'effetto opposto di favorire l'economia più forte del continente a discapito delle altre. E' sotto gli occhi di tutti, l'andamento della produzione e delle esportazioni italiane dall'introduzione dell'euro, ma come dimostrato dai grafici, anche la Francia ne ha risentito. 
Nel manifesto le parole d'ordine sono possibilità di svalutare, crescita e competitività. 
Non c'era certamente bisogno di questa iniziativa per sapere che il castello eurozona è fatto di carta, con una banca indipendente nelle mani di gruppi finanziari privati che non risponde a logiche politiche. Per non parlare dei parametri imposti da Maastricht e recentemente nel Fiscal Compact. Il tutto aspettando la follia ESM. 

Quello che manca nell'analisi sono occupazione e welfare: la crescita non implica necessariamente l'aumento dell'occupazione e la tenuta dello stato sociale. Che certamente ci troviamo a destra lo conferma anche l'analisi di Borghi sull'evasione. L'evasione non incide sul debito pubblico nè può rendere, se combattuta, il nostro Paese più ricco. Le entrate in tasse secondo Borghi sono le più alte d'Europa, quindi il problema è "solamente" la redistribuzione della ricchezza e del carico fiscale all'interno del Paese. Analisi corretta per quanto concerne il debito, ma, a dispetto del "solamente",  si passa alla leggere proprio su quello che riguarda welfare e stato sociale; è inoltre fondamentale il fatto che una distribuzione iniqua della ricchezza provocata da un'evasione alle stelle è uno dei fattori che colpiscono la competitività del Paese e la concorrenza interna, condannando le imprese oneste. 
La proposta del manifesto, quindi, è quella di un'uscita coordinata dei Paesi più forti dell'area euro, mantenendo quindi la valuta per i Paesi meno competitivi. 

Come dice Brancaccio, dall'euro siamo già fuori, bisogna capire come uscirne. Tutelare i salari ed evitare le fughe di capitali o preoccuparsi solo del panico bancario e della competitività? Sono aspetti che si completano a vicenda ma che rappresentano anche i nuovi capisaldi su cui si confronteranno destra e sinistra nei prossimi anni. La destra sembra aver guadagnato il presupposto di fondo per cui lo Stato deve sostenere l'economia attraverso le politiche monetarie: più volte si cita Keynes contro il sistema economico dei trattati, definito ormai un prodotto cristallizzato del neoliberismo, qualcosa che è diventato un problema prepolitico. Il punto è quali interventi? 

Di fronte a tutto questo, dal PD sentiamo ancora la favoletta del più Europa, più solidarietà. Possibilmente anche con la proposta dell'elezione diretta della commissione europea, qualcosa che rischierebbe solo di legittimare una sorta di monarchia intergovernativa, se non si interviene sull'intera struttura. Il mondo alla rovescia insomma, la sinistra che difende una struttura che il centrodestra definisce neoliberista. E' che lo è nei fatti. Invece di chiedersi, ad esempio, com'è possibile che anche in Germania, il Paese a misura di moneta unica, un partito contro l'euro come AFD prenda quasi il  5% all'esordio, Repubblica osanna la "vittoria europeista" della Merkel. L'impero colpisce ancora. A quando una riflessione seria? A quando ammettere i proprio errori? Fino ad ora soltanto la sinistra estrema di Rizzo e il Movimento139 stanno lavorando su questo campo. il M5S è certamente più sensibile e più avanti sul tema, anche se manca una posizione uniforme ed approfondita. 

E' chiaro che il centrodestra è responsabile tanto quanto il centrosinistra del mondo in cui sono state condotte le trattative per l'euro e per i vari trattati. Ma rendersene conto è certamente un merito, oltre al fatto che la riflessione "euroscettica", viene fatta un questo caso per salvare l'integrazione europea. Un europeismo senza euro dunque.
E' evidente che non basta più dire neanche "rinegoziamo il fiscal compact", un trattato figlio di una precisa impostazione che gira attorno all'idea sbagliata di una moneta indipendente, non sovrana, costruita su parametri economici parziali. Era quello che provavo personalmente a dire già nel mio programma per le regionali del 2013, al terzo punto.  Senza una seria riflessione e una proposta altrettanto concreta in merito alla questione euro si rischia davvero una debacle incalcolabile nei prossimi anni, lasciando alla destra la verità dei fatti economici. Troppe domande vengono in mente. A chi risponde questo centrosinistra? a quali interessi? l'unica strategia è svendere Alitalia, Finmeccanica e, da ultimo, Telecom?

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