Stiamo vivendo giornate concitate e molti temi sono passati in secondo piano.
Oggi erano in piazza gli studenti, in tutta Italia, con il loro dramma silenzioso, che non è altro che lo specchio di un Paese che ha perso ormai se stesso.
La piattaforma rivendicativa è ormai sacrosanta. Sono solo 100 i milioni per il diritto allo studio previsti dal decreto istruzione, 40 in meno rispetto al 2013, nonostante una copertura delle borse del 67% sugli immatricolati 2011 e una cifra ormai strutturale di circa 50.000 ragazzi che restano privi di sussidio pur avendone diritto.
Inoltre una tassa regionale iniqua che è stata quasi raddoppiata da Monti nel 2012 e che adesso va assolutamente fasciata ed eliminata per i vincitori di borsa e gli studenti più in difficoltà
E poi tanto, tanto da fare, la riforma delle carriere universitarie, lo scardinamento dell'impianto Gelmini, interventi strutturali ed investimenti, la revisione dei test-lotteria a numero chiuso.
Invece abbiamo sul tavolo un decreto che sparge qualche spicciolo qui e lì e un decreto "programmazione universitaria" che tira dritto per la strada della dismissione e dell'accorpamento di atenei, facoltà, corsi, con la sola logica di far cassa mascherata dai paroloni ottimizzazione e razionalizzazione.
Resta salda la nostra ULTIMA posizione in tutti i parametri OCSE, servizi, numero di laureati, tasse, rapporto studenti-docenti.
Resta infine il fatto che Francia e Germania investono 2 MILIARDI nel diritto allo studio, la Spagna (sì proprio la Spagna) più di 800 milioni.