giovedì 14 novembre 2013

EURO-ECONOMIA SENZA RETORICA? SE NE PARLA A "FORUM ECONOMIA",

articolo pubblicato www.esseblog.it











- Un confronto fuori dal politically correct
- Smontare l’economia delle frasi fatte 
- Rispondere alle domande: fallimento euro, UE e trattati? 

Tra falchi, colombe, pitonesse e diversamente belusconiani,  le poche volte che si parla di temi economici nelle “ore di punta” dell’informazione generalista, si fa sempre un’incredibile fatica a districarsi nell’abbondante farcitura di frasi fatte e  luoghi comuni montata con attenzione certosina.


Sabato e venerdi, 15 e 16 novembre, a Roma, Il “Forum economia” organizzato da un comitato di cittadini e professionisti da tempo impegnati sul fronte delle politiche economiche ed europee e sostenuto anche dall’associazione Eurotruffa ospiterà i sindaci di diverse città italiane, Marino, Orlando, Pizzarotti, Emiliano, Fassino,  esperti  come Giuseppe Guarino, Nino Galloni e Antonio Maria Rinaldi, esponenti politici di vari schieramenti. L’obiettivo degli organizzatori è quello di interrogare la politica senza i veli del politically correct: chiedere conto degli  errori del passato e di scelte che sembrano ormai date per acquisite, a partire dalle politiche europee e dall’atteggiamento del nostro Paese verso un processo di integrazione europea forzata che si sta rivelando fallimentare.
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Una delle prime necessità è certamente quella di smascherare concetti vuoti che, al di là dei colori politici, sono tecnicamente infondati. “Ci vuole più europa”: quale europa? governata da chi? con quali risultati fin’ora, dati alla mano? “lo Stato è come una famiglia, deve spendere quanto incassa”: chi ci spiega allora come funzionano le principali economie del mondo, con lo Stato che funge da prestatore di ultima istanza? e ancora “il debito pubblico blocca il Paese”: come se il debito fosse il diavolo personificato, quando nessuno dice che il debito pubblico corrisponde alla ricchezza dei privati cittadini, che in Italia è esploso per gli interessi e non per l’aumento della spesa e che con la bussola del deficit al 3% e del pareggio di bilancio  non c’è economia che possa ripartire.
“La crescita arriverà nel duemila…credici”: come se nessuno si fosse accorto che sono almeno 4-5 anni che si posticipa questo orizzonte di speranza, esattamente come è stato fatto in Grecia,  e che continuando sulla mitica strada della “stabilita” l’unica crescita sarà quella dei fondi speculativi internazionali. Infine, bisognerà anche iniziare a spiegare che “crescita” e “competitività” non sono sinonimi di “occupazione”: la ripresa della aziende ( dipende quali e in che forma) può non corrispondere ad un aumento dell’occupazione
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Sono ormai tantissimi gli economisti e gli esperti di livello internazionale che stanno ponendo in maniera urgente questi temi, ciascuno dei quali implica una seria riflessione sull’architettura dell’Unione Europea, sugli errori dei trattati e sul fallimento della moneta unica: da Lutwack a Krugman, da Stiglitz a Mosler, da Fitoussi a Parguez. Insomma, questo e molto altro sul tavolo, per un confronto diretto e senza sconti su quello che è stato fatto e quello che bisognerà fare per mettere fine al declino dei nostri territori e del nostro Paese



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