Il funerale di Don Gallo è davvero qualcosa da ricordare. Qualcosa che ha rotto gli schemi, o che, a seconda dei punti di vista, ha mostrato tutta l’inconsistenza di schemi e ideologie che si sono già rotti da un pezzo.
Don Gallo era il prete partigiano, il prete degli emarginati, il prete che poneva di fronte ad ogni cosa l’aiuto verso il prossimo e l’attenzione a chi soffre, valori spesso completamente dimenticati nei fatti da Santa Romana Chiesa.
Una persona che ha suscitato la commozione di un Paese intero.
No Tav, sindacati, comunità lgbt, gente comune, istituzioni e politica. C’erano proprio tutti.
Quelle transgender presenti al funerale rappresentano però qualcosa di più, sono ancora più dirompenti del famoso “vi dichiaro marito e marito” del prete genovese. Più di gay e lesbiche, le persone transgender rappresentano la categoria oggi più emarginata in assoluto, che al tempo stesso torna comodo quando cala il sipario dell’ipocrisia istituzionale, un muro di menzogne dietro il quale si nascondo verità inconfessabili. Sono persone scomode, di cui non si deve parlare, e che quando sanno troppo finiscono persino bruciate vive, come Brenda nel caso Marrazzo.
Quelle transgender presenti al funerale rappresentano però qualcosa di più, sono ancora più dirompenti del famoso “vi dichiaro marito e marito” del prete genovese. Più di gay e lesbiche, le persone transgender rappresentano la categoria oggi più emarginata in assoluto, che al tempo stesso torna comodo quando cala il sipario dell’ipocrisia istituzionale, un muro di menzogne dietro il quale si nascondo verità inconfessabili. Sono persone scomode, di cui non si deve parlare, e che quando sanno troppo finiscono persino bruciate vive, come Brenda nel caso Marrazzo.